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Immagine del redattoreDaniele Pezzali

Con il Decreto Smart Working del 25 febbraio saranno in aumento i rischi delle reti informatiche? 🙄

A seguito della paralisi delle Regioni del Nord Italia, colpite dall'epidemia di COVID-19, il Governo, settimana scorsa, ha promulgato un apposito Decreto per agevolare le aziende ad accedere immediatamente allo Smart Working e quindi ha fornito lo strumento per consentire un accordo veloce tra dipendenti, parti sociali ed azienda.

(Vedi foto sotto e clicca per accedere al link).


Senza dubbio questo aiuta! Ma lavorare in modalità "Lavoro Agile" non significa semplicemente connettersi alla posta elettronica dell'ufficio da casa, se così fosse sarebbe veramente tutto molto semplice!

I dipendenti devono accedere ad Internet ed al sistema operativo aziendale in sicurezza, per questo l'azienda deve configurare i computer dei dipendenti al fine di equipaggiarli di accesso alla VPN e di aggiornare l'antivirus.

VPN è l’acronimo di Virtual Private Network ed è una sorta di tunnel privato all'interno di una rete pubblica nel quale far passare i dati tra PC e il server aziendale.

Quando si lavora in smart working diventa fondamentale utilizzare una VPN prima di connettersi alla Rete. In questo modo gli hacker non hanno possibilità di rubarci i dati.

Quindi l'azienda per consentire il lavoro da remoto deve disporre di tanti accessi VPN, quanti saranno i dipendenti che lavoreranno da casa e di un adeguato Firewall.

L'intera rete informatica dovrà essere adeguatamente protetta e calibrata per il nuovo traffico dati proveniente da remoto, la mancanza di questi accorgimenti esporrà l'azienda a gravi rischi!


Dall'inserto Economia del Corriere della Sera del 26 febbraio ho estrapolato il seguente stralcio:

Secondo l’Allianz risk barometer 2020 le imprese si trovano ad affrontare rischi di violazioni di dati sempre più grandi e costose, così come la prospettiva di sanzioni pecuniarie o controversie legali in materia di privacy. Una grande violazione dei dati, che ne compromette cioè più di un milione, costa oggi in media 42 milioni di dollari, con un aumento dell’8% in un anno. Gli incidenti stanno diventando sempre più significativi e le aziende sono colpite da attacchi sempre più hi tech e da ingenti richieste di estorsione. Cinque anni fa, una tipica richiesta di riscatto sarebbe stata di decine di migliaia di dollari, mentre ora può superare il milione di dollari. Si parla qui ovviamente di grandi corporation, ma va considerata la crescita esponenziale di episodi di attacchi esterni.

A parte il cyber crime online, inoltre, i rischi aumentano anche in relazione alla possibilità di un errore del dipendente o di smarrimento o furto di un dispositivo. L’azienda in rete diventa più vulnerabile. È vero che ci saranno risparmi, compresi quelli relativi agli spostamenti, ma “alzare gli scudi” a protezione dei dati implicherà maggiori oneri. Oltre a una riorganizzazione del lavoro e alla rimodulazione di policy e governance aziendali.


Se desideri approfondire questo argomento contattami pure, con il supporto di INFOSTAR sarò in grado di verificare l'idoneità della tua rete e di trovare le soluzioni più opportune per garantirti il lavoro in continuità, la sicurezza del sistema ed il sicuro backup dei dati.


Daniele Pezzali consulente in Procurement & ICT (visita: www.danielepezzali.com)

1 marzo 2020



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